Sulle tracce della Grande Guerra a Passo San Pellegrino  

Dalla stazione a monte della seggiovia Costabella e della funivia Col Margherita si sviluppano numerose escursioni di interesse storico che ripercorrono le tracce dei cruenti scontri avvenuti durante la Prima Guerra Mondiale tra l’esercito italiano e le truppe austro-ungariche.

Strada facendo si passa per gallerie, resti di baracche, passatoie, scale in legno e postazioni per mitragliere: un vero e proprio museo all’aperto. Tra le vie più conosciute e panoramiche ci sono l’Alta Via Bruno Federspiel, l’Alta Via Bepi Zac e l’Alta Via Mariotta.

I percorsi della Prima Guerra Mondiale

Alta Via Dei Monzoni

I fatti bellici verificatisi in questo settore del fronte dolomitico, furono determinati dall’importanza strategica della catena montuosa in quanto la conquista della linea “Monzoni – Costabella” avrebbe permesso agli italiani la penetrazione in Val di Fassa e Moena, sconvolgendo i piani strategici di difesa degli austriaci.

La Cima Alochet venne conquistata dai bersaglieri il 18 giugno del 1915 ma venne subito abbandonata per il furioso tiro di una mitragliatrice austriaca, issata su una cima antistante (Punta dell’Ort). Successivamente le truppe italiane si attestarono sui trinceramenti e postazioni sottostanti il “Colifon” e vi rimasero fino ai primi di novembre 1917,quando con la disfatta di Caporetto dovettero abbandonare questo fronte per attestarsi sul Piave.

Lungo tutta la cresta, fino alla Cima Ricoleta, rimangono oggi numerosi resti di opere belliche: ricoveri, cannoniere, trincee, fondamenta di baracche, strutture di ferro infisse nella roccia e nel tratto finale si possono visitare i ruderi dell’osservatorio Austriaco delle Zigolade.

Creste Di Costabella

Nel mese di maggio 1915 tra i vasti prati del Passo San Pellegrino si verificarono i primi sconfinamenti italiani nell’allora territorio austriaco. Gli austriaci però, erano ben appostati poco oltre il Passo San Pellegrino e sul sovrastante Passo delle Selle, ove costruirono un piccolo villaggio. Fu in questo modo preclusa ogni possibilità di avanzata verso la Val di Fassa.

Il conflitto italo – austriaco si spostò allora sulle creste di Costabella, dove alterne vicende determinarono, a spese di molto sangue, vari spostamenti di confine, con rilievi che diventavano ora italiani, dopo qualche giorno di nuovo austriaci. In particolare, merita di essere ricordata la battaglia del marzo 1917 per il possesso di Cima Costabella, dove tonnellate di piombo e granate si riversarono sugli appostamenti con effetti devastanti per i soldati italiani che li presidiavano. Alla fine di ottobre di quell’anno, gli austriaci sfondarono sul fronte isontino, il fronte dolomitico venne abbandonato e fra queste montagne ritornò la pace e il silenzio.

La zona si presenta ancora oggi ben conservata: caverne, trincee, postazioni, fondamenta di baracche. Nel tratto iniziale troviamo la camerata austriaca dei “KAISERSCHÜTZEN” ancora originale e nel tratto finale possiamo visitare l’osservatorio Italiano che custodisce all’interno la mostra “GUERRA ALLA GUERRA”. Si tratta di una serie di pannelli portati in quota nell’estate del 2005 su cui sono fissate una raccolta di fotografie dell’anarchico tedesco Ernst Friedrich pubblicate una prima volta nel 1924 e in cui denuncia gli orrori della guerra.

Col Margherita

La zona Col Margherita – Juribrutto rappresentava il cardine dell’avanzata italiana in questa porzione di fronte: le cime costituivano terreno di aspri e sanguinosi attacchi.

Le più cruente battaglie avvennero oltre la forcella Juribrutto sulla dorsale sud di Cima Bocche dove si scontrarono i soldati italiani della brigata Tevere e le truppe austro – ungarici.

Tutte queste azioni di guerra intraprese dagli italiani non avevano l’obiettivo di aprirsi un varco verso la Val di Fiemme, ma erano solo un diversivo per impedire spostamenti di truppe austriache sul fronte dell’Isonzo. Oggi, la zona si presenta ben conservata sul costone e sulla cima di Juribrutto, mentre nella parte finale: “Col de le Palue”, si possono visitare le gallerie italiane appena ripristinate.

Cima Bocche

La prima linea austro – ungarica tagliava la valle del Travignolo poco a monte di Paneveggio, per risalire lungo l’opposto versante fino a Cima Bocche. La zona di Cima Bocche rappresentava il cardine della difesa austriaca in questa porzione di fronte.

Nel 1915 ingenti quantità di truppe furono ammassate sulle cime e divenne incalcolabile il costo di sostentamento in termini di tecnica e di fatica per creare condizioni vivibili in tutte le stagioni. Per il mantenimento di un soldato erano necessari circa otto uomini nelle retrovie. La costruzione di teleferiche risultava di grande sollievo per le interminabili colonne di portatori, ma queste non giungevano ovunque e il trasporto a spalla o con i muli restava l’unico mezzo.

Nel 1916, dopo un inverno particolarmente rigido e nevoso che causò molte vittime, specie per le valanghe primaverili, si scatenò la contesa per il controllo di Cima Bocche. All’alba del 20 luglio 1916 il 1° battaglione della Brigata Tevere con azione di sorpresa giunse a ridosso delle linee austriache, ma la reazione fu tale che gli italiani furono costretti a ripiegare pur trincerandosi in prossimità delle posizioni avversarie.

I combattimenti durarono tutta l’estate fino all’ultima azione del 3 novembre 1916 quando la Brigata Tevere, che aveva già perso circa 2000 uomini, riuscì ad espugnare un punto strategico chiamato “osservatorio” e a tenerlo per breve tempo. Gli austriaci contrattaccarono lasciando sul terreno 200 morti davanti alle postazioni perdute, riuscendo, dopo 5 giorni di furiose battaglie ravvicinate, a riconquistare l’avamposto “osservatorio”. Lungo tutto il costone di Cima Bocche e sul sentiero attrezzato del Gronton rimangono oggi numerosi resti di opere belliche e reperti, muti testimoni di quell’epoca: trincee, postazioni, camminamenti, scalinate, fondamenta di baracche.